Sull’onda delle “recenti” (si fa per dire) notizie di cronaca, dove un gruppo di ragazzi di “buona famiglia” ( a me suona come “figli di buone donne”) ha stuprato una ragazza sotto l’effetto di alcool, vorrei soffermarmi sulle implicazioni sociali in entrambi i sessi. Cioè dunque se l’accadimento sgradevole fosse avvenuto ad un uomo ad opera di un gruppo di donne.

Sappiamo tutti che approfittarsi di qualcuno palesemente ebbro è un atto vile ed imperdonabile. Stamane mi soffermavo su un’intervista fatta da Open a più ragazze in proposito.  La risposta più frequente alla domanda “Ti sei mai sentita costretta a fare sesso mentre eri ubriaca?” è stata “Si l’ho fatto, non ero completamente favorevole ma l’ho fatto”.
Ora, analizziamone i contenuti. Cosa significa “non ero completamente favorevole”? Che ti andava? Non ti andava? Avevi voglia di una sana scopata senza sentimenti senza sentirti in colpa il giorno dopo?
Forse è molto probabile. Ve lo dice una donna. Questa non è violenza subita. Questo è l’ormone che con l’alcool vi ha fatto vedere Gorge Clooney nel vostro compagno di classe brufolone a cui da sobrie non avreste manco dato una stretta di mano.

Se invece si fa bere di proposito una donna per poi portarsela più facilmente a letto il caro vecchio viscido “se non puoi sedurla puoi sedarla” allora è da denuncia e ricordiamoci che per la legge italiana si hanno 90 giorni di tempo, dopo una violenza subita, 12 mesi se parliamo di una violenza sessuale.
Infatti, la vittima ha bisogno di tempo per digerire l’accaduto, accettare che sia successo proprio a lei/lui e decidere di sporgere denuncia con tutti gli annessi e connessi.

Ora ribaltiamo la situazione e vi porto all’8 marzo. Bei ricordi, vero? L’8 marzo, infatti, è il giorno di “libertà” o libertinismo di molte casalinghe. Durante quella serata si assiste spesso alla liberizzazione sessuale di molte donne che, almeno una volta l’anno, hanno la facoltà di vedere dal vivo altri esseri umani di sesso maschile senza doversi sentire in colpa.
Per molti anni ho lavorato nella ristorazione e posso dirvi con assoluta certezza che le cose che ho visto in quelle sere farebbero rabbrividire ogni VERA femminista. Non per nulla io quel giorno lo passo a casina mia con i miei figli.
Tornando al punto. Quella particolare sera parte dall’uscire in gruppi di sole donne che si recano in un ristorante e termina con il cameriere, del suddetto ristorante, in mutande e un mucchio si donne urlanti che si trappano dalle mani gli indumenti di quest’ultimo.
Se ad essere spogliata con la forza durante il proprio turno di lavoro fosse stata una donna, non la chiameremo “violenza sessuale”? Perché socialmente viene considerata “normale” se applicata ad un uomo?
La violenza è violenza su entrambi i sessi!
Pensiamo dunque se dopo una serata brava la donna si approfitti dell’uomo ubriaco, ciò non è altrettanto aberrante? Perché l’uomo che dice NO viene considerato Gay e non semplicemente qualcuno che non ha voglia in quel momento o con quella persona?

Ho seguito uno studio di un ragazzo che ha contattato ben 100 centri antiviolenza e solo 10 hanno preso in considerazione la sua denuncia, tutti gli altri hanno esordito con “Questo è un centro antiviolenza e pertanto lavoriamo per sole donne”.
Come può esserci del sessismo anche in questo?
Perché ad una donna è consentito denunciare (salvo poi entrare in particolari pruriginosi che nulla hanno a che fare con la violenza ma che mirano a screditare la parola della vittima), mentre se ad essere vittima è un uomo le cose cambiano radicalmente. Si passa al “Non sei abbastanza uomo” ecc. Insulti che a mio parere hanno del sessismo radicato nelle più profonde radici della mascolinità primitiva dove l’uomo non può e non deve rifiutare un amplesso e se ciò accadesse non è degno di portare a spasso il proprio membro a corredo.

Nel 2021 sono ancora tanti i miti da sfatare e i preconcetti da abolire. Sforziamoci di costruire insieme una civiltà scevra da costrizioni sociali e vecchi miti di cui non se ne sente più la necessità. L’uguaglianza ha ancora un lungo cammino da fare, facciamolo insieme.

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