Il 24 settembre 2020 hanno, dopo 6 mesi, riaperto i battenti le scuole.
Molti erano gli interrogatori dei genitori, tanti i dubbi anche degli addetti ai lavori. Per fortuna ci hanno pensato i sindacati a suggerire al governo le misure da prendere per circoscrivere eventuali contagi:
Tamponi volontari per il personale scolastico, con risultato celato dalla legge sulla privacy, mentre per gli alunni un corredo di mascherine, custodia con mascherina di ricambio all’interno di un contenitore dove deve essere sempre presente igienizzante mani, fazzolettini di carta, salviettine umidificate, bustina per l’immondizia. Per non parlare delle buste a chiusura ermetica per i giubbotti, ovviamente una diversa per il peso e la grandezza dell’indumento. Misurazione della temperatura corporea prima di uscire di casa e, disposizione interna di alcune scuole, in barba a qualsiasi legge sulla privacy, registrazione sul quadernetto delle comunicazioni degli alunni in maniera che le docenti in servizio possano sentirsi al sicuro.
I genitori sono stati da subito sottoposti ad un peso eccessivo se consideriamo già l’ingente spesa del corredo normale: libri, materiale di cancelleria, zaini, astucci, borracce (per evitare l’inquinamento dovuto dalla plastica), copertine rigorosamente di plastica con cui ricoprire libri e quaderni (Per evitare che questi si rovinino).
Dopo sole 3 settimane di scuola, causa COVID, arriva la chiusura da parte della Regione Puglia. Questo doveva servire ad evitare il proliferare del contagio, perché ci sono pochi ospedali funzionanti e poco personale.
In verità, le scuole erano già premunite di equipaggiamento per sostenere una didattica a distanza.
Il governo, avendo fatto un accordo con google e Axios ha fornito ad alunni e personale 2 strumenti utilissimi: Il Registro elettronico (Presente in molti istituti da parecchio tempo ormai) G-Suite, una piattaforma dove ogni docente può facilmente inserire materiale e fare videolezioni.
Per molti docenti è stata una mazzata, abituati a gestire gli alunni in classe, lontani dagli occhi vigili di genitori attenti agli strafalcioni o alle prese di posizione esagerate. E così, non solo si sono rifiutati di segnare i compiti sul registro elettronico, ma anche hanno tentato la strada del convincimento coatto verso taluni genitori poco consci della situazione sanitaria attuale.
Insieme hanno ingaggiato una guerra legale contro il provvedimento regionale che ordinava di chiudere le scuole sino al 3 dicembre 2020.
Il tar di Bari ha subito dato ragione a questa richiesta ordinando al Presidente di Regione, Michele Emiliano, di riaprire le scuole, mentre quello di Lecce e Napoli, hanno ritenuto opportuno lasciarle chiuse.
Emiliano ha così emanato un’altra ordinanza nella quale è possibile per le famiglie decidere se mandare i figli in presenza in classe o lasciarli a casa in piena sicurezza durante questa pandemia che sta attraversando il globo terraqueo senza riserve.
Dopo solo una settimana di Didattica Digitale Integrata (DDI), le scuole hanno riaperto i cancelli al suono del motto “Le scuole Sono Sicure”, lasciando intendere così a docenti miopi e genitori ossequiosi che il virus che sta mietendo vittime in ogni dove si fermi proprio all’ingresso degli istituti scolastici. Una sorta di barriera invisibile che permette agli insegnanti di levarsi la mascherina una volta dentro, di avvicinarsi ai bambini e continuare il proprio come se nulla fosse mai accaduto.
La regione però non si è arresa ed ha indetto un ricorso al TAR per poter chiudere le scuole e dare più sicurezza a tutti. Ancora meno battuta è la strada dei trasporti, dove nessun ministro ha pensato di aumentare i mezzi per poterne diluire il traffico. Succede, quindi, che le persone che devono recarsi al lavoro o a scuola si ritrovino, loro malgrado, a stretto contatto con potenziali infetti, senza avere la possibilità di poter mantenere quella distanza sociale di cui tanto si è discusso.
Il 19 novembre il TAR di Bari si è espresso in maniera dubbia, lasciando così ai genitori l’annosa decisione se portare i bambini in presenza o Chiedere la DDI.
La scuola resta obbligata a fornire il servizio, ed i docenti, anche coloro più spaventati, sono costretti alla presenza per fornire servizio alla scuola dell’obbligo.
Con l’aumentare dei contagi anche i docenti più temerari e contrari alle diavolerie elettroniche, si sono accorti del pericolo in questa emergenza sanitaria globale.
E così, mentre in TV spopola il motivetto “Non c’è Né Coviddi”, ospitate con virologi sempre più contrari l’uno con l’altro, I docenti stanno cominciando a spaventarsi realmente del possibile contagio e chiedono a gran voce di evitare di portare gli alunni in presenza.
La platea dei genitori si divide in lavoratori, obbligati a portare i bambini a scuola per esigenze di tipo primario e casalinghe speranzose di far bella figura con quella maestra poco avvezza ai sistemi informatici che si è opposta a gran voce fino ad ora.
Ho sentito mamme dire “ Anche se chiudono le scuole, facciamo lezione comunque, tanto da noi stanno tutti bene” oppure, “ anche se uno solo entra, mia figlia entrerà per forza in classe”.
Ora mi chiedo, mie care mamme casalinghe, Ignare della gravità del problema, che vi credete a fare esperte virologhe? Ci sono capi di stato, case farmaceutiche, scienziati di tutto il mondo che stanno movimentando fior di quattrini per trovare una cura il più rapidamente possibile. Voi non potete chiudere tutto ad un mero “facciamo bella figura con la docente di turno”. NO, NO E NO!
Anche i docenti hanno paura! Tenervi a casa i figli non è solo un vezzo ma soprattutto un modo per tenerli al sicuro, sani. I bambini potrebbero non ammalarsi mai seriamente (se non presentano già fragilità), tuttavia potrebbero essere vettori per la famiglia e i docenti. Per tanto si rischia, non solo il contagio tra minori ma anche, e soprattutto, tra adulti. Se consideriamo anche che molti docenti hanno un’età non più verde, ci ritroviamo una platea di possibili degenti di terapia intensiva. Per cui, si parte con fare del servilismo, si finisce per essere odiati proprio da colei che ci vorremmo tenere buona per poter dare a nostra figlia il voto che tanto desideriamo per lei o l’agognata parte dell’angioletto nella recita di natale.
Recita che quest’anno non potrà essere fatta per decisione del MIUR, a tutela, appunto, di quegli insegnanti più anziani e più fragili.
Oggi, alla vigilia di un’altra decisione confusionaria da parte del governo, ovvero quella di riaprire o meno le scuole dal 9 dicembre, mentre si pensa a come accontentare ministeri e sindacati, lasciando la patata bollente a sindaci, presidi e genitori, gli insegnanti muoiono di COVID.
L’annosa questione, infatti, piede tra morti, terapie intensive piene e la necessità di salvare almeno in extremis questo anno economicamente disastroso per molti esercenti, aprendo un attimo le porte al natale. Ovviamente il governo non può aprire allo shopping prenatalizio e tenere chiuse le scuole.
Per tanto, prendendo ad esempio Puglia e Campania, riapriranno le scuole con la decisione finale ai genitori se portare gli studenti in presenza per una didattica classica oppure tenerseli al sicuro a casa approfittando degli strumenti messi a disposizione con la Didattica Digitale Integrata, salutando completamente la possibilità di spazi e tempi personali.
Una cosa è vera. La scuola è stata uguale per più di 100 anni, questo virus ci sta obbligando a guardare la scuola da una prospettiva più moderna, digitale, forse in vista dei famosi corsi di laurea Google a costi e tempi ridottissimi. Ma questa è un’altra storia!